Come e cosa esportare all’estero usando internet ? Il parere di un consulente ecommerce, esperto in internazionalizzazione di impresa.
Le opportunità offerte dal web e dai social network sembrano al giorno d’oggi sconfinate. Sempre più imprenditori considerano la vendita on line un ottimo modo per esportare i loro prodotti italiani tipici nel mondo. Prima però di investire in un’attività di export è necessario raccogliere delle informazioni precise.
Se vogliamo vendere online all’estero: vino, artigianato o qualsiasi altro tipo di merce, dobbiamo infatti agire in modo consapevole e non possiamo permetterci di improvvisare. Il colpo di fortuna può capitare ma raramente succede che sia il cliente straniero a cercare noi. Più spesso siamo noi a dover sbatterci per trovare clienti all’estero e, una volta trovati, il nostro compito non è ancora finito…
I problemi per esportare all’estero col web (e non solo col web) sono infatti molti. Non sono rari i casi di: pacchi bloccati in dogana per mancanza della corretta documentazione a corredo, sistemi di pagamento non accettati o in disuso nel paese target o strumenti di web marketing inadatti nel mercato di riferimento, solo per citarne alcuni. Ecco perchè prima di aprire il nostro shop per vendere online all’estero, è necessario considerare molti aspetti e rivolgersi ad un consulente ecommerce, specializzato in commercio estero.
In questa intervista, Daniele Rutigliano, laureato in informatica e comunicazione digitale, Ceo della web agency Aproweb ed autore del libro E-commerce vincente (Hoepli, 2013), ci spiega quali fattori tenere a mente per pianificare un’attività di vendita all’estero efficace, tramite il web.
Buongiorno Daniele e anzitutto grazie per l’intervista…In quali settori commerciali potrebbe, secondo te, investire un’azienda italiana usando il web marketing internazionale?
Il processo di internazionalizzazione è complesso e costoso, sebbene sembri tutto a portata di click. Vendere sporadicamente qualche prodotto fuori dall’Italia tramite eBay o Amazon non rappresenta un successo ma solo un’opportunità ben colta. Sicuramente vendere un prodotto digitale (un ebook o un video-corso) è più facile e più economico rispetto ad un prodotto da imballare e spedire con corriere (con possibili costi relativi a dazi, restrizioni e divieti specifici del paese).
Quali sono invece i presupposti più importanti per poter affrontare con efficacia una strategia di vendita all’estero tramite la rete?
Il primo fattore critico è il budget: senza quello è impossibile pensare di vendere all’estero. Tra i costi è necessario inserire: un’analisi preliminare nella ricerca di 2-3 paesi target, lo studio di tali paesi e dei potenziali clienti (Sono interessati al nostro prodotto? Quali abitudini hanno in relazione a ciò che vendiamo? Quali device e quali motori di ricerca usano nel quotidiano?) e l’analisi della concorrenza. A questi costi vanno aggiunti quelli di traduzione del sito e delle campagne marketing, l’eventuale consulenza di colleghi in loco, i costi di eventuali autorizzazioni o certificazioni e infine quelli per l’adeguamento del server (certificati SSL obbligatori per determinati canali, trasferimento del sito su server locali, obblighi di Legge, ecc…).
Quali sono gli errori più comuni che hai notato nella tua esperienza, quando si vuole aprire un e-commerce per poter vendere online all’estero?
L’imprenditore pensa sempre di poter vendere facilmente in tutto il mondo. La realtà è ben diversa purtroppo.Vendere online all’estero è un’attività complessa. Inoltre molte aziende non hanno conoscenza specifica del mercato di riferimento.
So che tieni periodicamente dei seminari sull’e-commerce all’estero. Uno dei tuoi ultimi corsi riguardava il mercato cinese e quello russo. Quali difficoltà dovrebbero superare le aziende italiane per vendere i loro prodotti sul web in questi due paesi ?
Cina e Russia hanno molti “ostacoli” in comune ma le strategie di vendita online sono differenti. Basti pensare che i russi usano sia Google.ru che Yandex, mentre i cinesi solo Baidu in quando Google è bloccato. Inoltre in oriente la maggior parte dei nostri siti web (Facebook, SlideShare, YouTube, ecc…) è bloccata.
L’uso dei marketplace può essere una valida alternativa alla costosa creazione di un sito web aziendale per il mercato internazionale ? Oppure i marketplace possono essere solo un primo passo, verso una strategia di internazionalizzazione più complessa?
I marketplace possono essere usati in entrambi i modi: sia come primo step (anche se i risultati possono essere bassi e i guadagni nulli) che come canale di supporto, sia in una strategia nazionale che internazionale. Tuttavia è opportuno affidarsi ad un consulente ecommerce, che possa guidare l’azienda nelle strategie.
Che tipo di servizi offre la tua web agency Aproweb ? Come può aiutare un’azienda che volesse vendere i proprio prodotti o servizi tramite il web all’estero?
Aproweb ha tre squadre differenti ma interconnesse: il reparto sviluppo si occupa della realizzazione tecnica della piattaforma (con Magento, Prestashop o ad hoc) o dell’eventuale ottimizzazione (CRO, SEO, usability, ecc…); il reparto marketing invece pianifica campagne di web marketing sui diversi canali (motori di ricerca, social, email marketing, ecc…) e orientate alle vendite; infine il reparto formazione completa il cerchio con corsi specifici in sede per i dipendenti che dovranno seguire il progetto di ecommerce.
Grazie ancora Daniele per i preziosi consigli su come aprire un e-commerce all’estero e a presto!